Newsletter 3/2024 

Il produttore di un rifiuto ha la responsabilità di classificare e categorizzare il proprio rifiuto, ovvero raccogliere tutte le informazioni necessarie in modo da attribuire al rifiuto il codice appropriato. Non sono consentite scelte arbitrarie sulla modalità di qualificazione del rifiuto stesso e sull’accertamento della sua eventuale pericolosità.
La recente sentenza della Corte di Cassazione, sezione penale, n. 11390, depositata il 19 marzo 2024, rappresenta un punto di svolta significativo nel panorama giuridico italiano in materia di responsabilità dei produttori di rifiuti per reati commessi nell’ambito delle loro attività. Questa sentenza approfondisce e chiarisce ulteriormente il concetto di “colpa di organizzazione”, che costituisce il fulcro della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche ai sensi del Decreto Legislativo n. 231/2001.

La Colpa di Organizzazione: un concetto normativo fondamentale

Il cuore della sentenza ruota attorno alla definizione e interpretazione della “colpa di organizzazione”, un concetto che, sebbene già presente nella giurisprudenza, trova in questa decisione una precisazione fondamentale. La Corte ha infatti ribadito che la colpa di organizzazione deve essere intesa in senso normativo, ossia come un rimprovero derivante dall’inottemperanza da parte del produttore degli obblighi di adottare cautele organizzative e gestionali adeguate a prevenire la commissione di reati.
In pratica, ciò significa che il produttore è tenuto a prevedere e prevenire i reati tramite un sistema organizzativo che sia adeguato a ridurre al minimo i rischi di commissione di illeciti da parte dei propri membri. Questo obbligo non è solo formale, ma sostanziale: il produttore di rifiuti deve dotarsi di un complesso di misure idonee ed efficaci, che non solo siano previste sulla carta, ma che trovino reale applicazione nel contesto operativo quotidiano. Questo, anche e soprattutto per quanto riguarda i rifiuti.

Il Documento Organizzativo: un obbligo indispensabile

Un altro aspetto centrale della sentenza è l’accento posto sulla necessità di formalizzare le misure preventive in un documento organizzativo specifico. Questo documento deve individuare in modo chiaro e preciso i rischi connessi all’attività dell’ente e delineare le misure atte a contrastarli. L’assenza o l’inadeguatezza di questa documentazione può essere considerata una grave mancanza, sufficiente a fondare la responsabilità del produttore in caso di commissione di reati.
La sentenza, dunque, non lascia spazio a interpretazioni ambigue: la responsabilità del produttore può scaturire non solo dalla mancanza di misure preventive, ma anche dall’inadeguatezza o dall’inefficacia delle stesse. Questo rappresenta un monito per tutte le imprese che non abbiano ancora implementato un sistema di gestione dei rischi adeguato o che non abbiano aggiornato i propri modelli organizzativi in linea con le normative più recenti.

L’impatto della sentenza sul sistema aziendale italiano

La pronuncia della Corte di Cassazione avrà certamente un impatto significativo sul modo in cui le aziende italiane gestiscono la loro responsabilità penale. Essa sottolinea l’importanza di una gestione proattiva e diligente dei rischi legati alla commissione di reati, spingendo le imprese a rafforzare i propri sistemi di controllo interno.
Per molte aziende, questa sentenza potrebbe rappresentare un punto di non ritorno, imponendo una revisione critica dei propri modelli di organizzazione, gestione e controllo. L’adeguamento alle prescrizioni della sentenza potrebbe infatti richiedere non solo un aggiornamento dei documenti esistenti, ma anche una riorganizzazione dei processi aziendali e una formazione più approfondita del produttore e del personale su tematiche legate alla compliance e alla prevenzione dei reati.

Una nuova era per la responsabilità degli enti

La sentenza n. 11390 del 2024 segna un ulteriore passo verso una maggiore responsabilizzazione delle imprese nel prevenire e contrastare i reati. In un contesto in cui la normativa diventa sempre più stringente e le sanzioni per la mancata conformità sempre più pesanti, le aziende non possono più permettersi di ignorare l’importanza di una gestione rigorosa e ben documentata dei rischi.
È dunque essenziale che le imprese, indipendentemente dalla loro dimensione o settore di attività, si attrezzino per affrontare queste sfide. Implementare un modello organizzativo efficace non è solo una necessità legale, ma anche un’opportunità per migliorare la gestione interna, aumentare la trasparenza e costruire una reputazione aziendale solida e affidabile.
La sentenza ribadisce che non può essere ammissibile ignoranza da parte del produttore riguardo i rifiuti che produce e che se la propria impresa non è compliance deve provvedere al più presto. In definitiva, questa sentenza rappresenta un invito esplicito a tutti i produttori di rifiuti a prendere sul serio la propria responsabilità, non solo per evitare sanzioni, ma anche per contribuire a un sistema economico più etico e sostenibile.

È necessario prendere coscienza che la classificazione e la caratterizzazione dei rifiuti è il punto di partenza per una corretta gestione dei rifiuti. Se conosciamo bene i nostri rifiuti, la loro composizione, la loro natura, i processi dai quali derivano, quali sono le eventuali caratteristiche di pericolo, siamo in grado di gestire correttamente il deposito temporaneo e la successiva individuazione dell’impianto di destino presso il quale il rifiuto dovrà essere conferito.

Come rendere la propria impresa compliance a livello normativo ambientale?

Il produttore ha la responsabilità su tutto il ciclo del rifiuto, dalla sua nascita fino alla sua fine. Diventa essenziale quindi, conoscere la classificazione e la caratterizzazione dei propri rifiuti.
Sapere la loro composizione, la loro natura, i processi dai quali derivano, quali sono le eventuali caratteristiche di pericolo, permette di gestire correttamente il deposito temporaneo e la successiva individuazione dell’impianto di destino presso il quale il rifiuto dovrà essere conferito.
Per rendere l’impresa compliance alle prescrizioni normative serve quindi creare giustificativi per mettere in regola la posizione aziendale.

Come fare? Contattaci.

Apri la chat
1
Serve aiuto?
Come possiamo aiutarti?