Dagli scarti di lavorazione agli imballaggi, da residui ingombranti a semplici materiali inutilizzabili: ogni azienda, grande o piccola che sia, produce rifiuti. La differenza sostanziale con quelli domestici risiede nel fatto che i rifiuti aziendali risultano spesso più complessi da gestire, dunque richiedono inevitabilmente una normativa specifica per lo smaltimento. La gestione di tali rifiuti, insomma, rappresenta a tutti gli effetti un tassello della vita aziendale.

Lo smaltimento dei rifiuti aziendali è un flusso strutturato che richiede responsabilità, attenzione e organizzazione. Come vedremo, non si tratta solo di sbarazzarsi di ciò che non serve più: l’insieme di buone pratiche va portato a compimento nel rispetto delle normative ambientali e di sicurezza. Ogni rifiuto generato da un’attività economica va identificato, classificato e trattato nella maniera più opportuna, attenendosi a obblighi organizzativi, gestionali e giuridici.

Smaltimento rifiuti aziendali: tipologie di scarti

Classificare i rifiuti aziendali è il primo passo per uno smaltimento corretto. Per legge, ad ogni categoria sono da associare procedure e responsabilità differenti: ciò significa che la classificazione è in primis una tutela per l’azienda stessa, che si svincola così da rischi e sanzioni. Oltre che sulle responsabilità d’impresa, classificare i rifiuti incide direttamente sulle modalità di stoccaggio e sui processi di gestione.

Tutti quegli scarti che derivano dalle attività economiche in generale e dalla produzione primaria di beni e servizi sono riconosciuti come rifiuti speciali: industriali, artigianali, agricole, commerciali, sanitarie o di servizio. A seconda della presenza di fattori di rischio per salute e ambiente, i rifiuti speciali si distinguono in pericolosi e non pericolosi. Anche se privi di sostanze nocive, i rifiuti non pericolosi vanno comunque gestiti diversamente da quelli domestici. In molti casi carta, cartone, imballaggi in plastica, legno non trattato, rottami metallici non contaminati possono essere avviati al riciclo, in linea con le direttive che esortano alla valorizzazione delle risorse prima di un eventuale smaltimento finale.

Tra i rifiuti speciali, più delicata è la gestione dei rifiuti pericolosi poiché caratterizzati da un potenziale rischio per la salute e l’ambiente. La loro classificazione è disciplinata da normative comunitarie, in particolare dal Regolamento Ue 1357/2014 che definisce le cosiddette “caratteristiche di pericolo”: infiammabilità, tossicità, corrosività, ecotossicità. Un solvente usato in tipografia, una batteria al piombo o un contenitore di vernice rientrano nel novero dei rifiuti pericolosi. Qui le regole si fanno stringenti: i residui devono essere raccolti in contenitori idonei, stoccati in aree adeguate, consegnati esclusivamente a professionisti autorizzati.

Alcune tipologie di rifiuti speciali, come oli esausti, batterie e accumulatori, RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) e scarti sanitari, sono disciplinate da normative specifiche. Gli oli usati, ad esempio, possono contaminare enormi quantità d’acqua se dispersi nell’ambiente, mentre i RAEE uniscono talvolta componenti recuperabili a sostanze nocive. I rifiuti sanitari, invece, possono presentare rischi infettivi. Per via della loro naturale complessità, dunque, tutti questi scarti meritano un’apposita gestione dedicata.

Rifiuti aziendali: il processo di smaltimento

Il processo che conduce allo smaltimento dei rifiuti aziendali si suddivide in più fasi, ciascuna con regole precise. Andiamo ad esaminarle una per una.

Raccolta

La legge impone che la raccolta dei rifiuti aziendali venga differenziata fin dal luogo di produzione: ogni genere di rifiuto deve avere un proprio raccoglitore o area dedicata. Per i rifiuti pericolosi sono necessari contenitori a norma, resistenti e chiusi, con indicazioni sulla pericolosità (ad esempio simboli di tossicità o infiammabilità). Seppur preliminare, questa è una fase cruciale: eventuali errori in questo frangente possono compromettere l’intero processo successivo, con responsabilità dirette per l’impresa.

Stoccaggio temporaneo

Lo stoccaggio temporaneo rappresenta quel periodo transitorio in cui i rifiuti vengono conservati in azienda prima del ritiro e dunque in attesa di essere condotti al centro di raccolta o all’impianto. Il deposito ha dei limiti precisi basati su tempo o volumi: in genere, gli scarti devono essere avviati a smaltimento almeno ogni tre mesi se la quantità prodotta è consistente. Gli spazi di raccolta devono essere idonei e lontani da fonti di rischio. Chiaramente, per i rifiuti pericolosi le imposizioni sono più severe: è per questo che la separazione da altri residui fatta nella fase di raccolta diventa indispensabile, onde evitare contaminazioni o incidenti.

Trasporto autorizzato

Il trasporto dei rifiuti è un momento molto delicato: segna il passaggio delle responsabilità dall’azienda produttrice a quella del trasportatore (talvolta potrebbe trattarsi della medesima azienda) infine all’impianto di destinazione. Le ditte incaricate del trasporto devono rigorosamente essere iscritte all’albo e circolare su mezzi idonei, ossia correttamente registrati all’Albo. Ogni carico deve essere accompagnato da apposita documentazione, con dati su produttore, trasportatore, rifiuti e destinazione finale. Ciò garantisce la tracciabilità del rifiuto e quindi che non “sparisca” lungo la filiera, evitando smaltimenti illeciti.

Trattamento e smaltimento finale

La fase conclusiva segue una vera e propria gerarchia europea di gestione, ovvero l’ordine di priorità che le imprese e gli enti devono adottare secondo la normativa UE:

  • Prevenzione: ridurre già in fase di progettazione, produzione o consumo la quantità di rifiuti generati, estendendo la vita dei prodotti e limitando luso di sostanze pericolose
  • Preparazione per il riutilizzo: operazioni di controllo, pulizia o riparazione che permettono a prodotti o componenti di avere una seconda vita
  • Riciclaggio: trasformare tutto ciò che non è più utilizzabile in materie prime secondarie
  • Recupero energetico: valorizzazione dei rifiuti attraverso la produzione di energia (calore o elettricità) tramite incenerimento controllato o altri processi equivalenti
  • Smaltimento: ultima opzione, quando nessuna delle alternative precedenti è praticabile. Include discarica e incenerimento senza recupero di energia.

Smaltimento rifiuti aziendali: principali normative di riferimento

Nell’ordinamento italiano, la gestione dei rifiuti aziendali è tutelata da un quadro normativo preciso. Tra i riferimenti primari c’è il Decreto Legislativo 152/2006, il Testo Unico Ambientale che per l’appunto racchiude le principali norme italiane in materia ambientale.

In estrema sintesi, la normativa stabilisce che:

  • ogni rifiuto deve essere classificato con un codice identificativo, che ne definisce tipologia ed eventuale pericolosità
  • le imprese devono registrare le proprie eccedenze su un apposito documento, il registro di carico e scarico, per tenere traccia di quantità prodotte, movimenti e destinazioni
  • ogni trasporto deve essere accompagnato dal Formulario di Identificazione dei Rifiuti (FIR), un ulteriore documento che garantisce la tracciabilità dei rifiuti, dal produttore all’impianto di smaltimento.

Per limitare i danni, ridurre gli errori e per una conduzione più trasparente dell’intero processo, è stato implementato un apposito sistema digitale chiamato RENTRI, ossia Registro Elettronico Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti, che va a sostituire progressivamente i registri cartacei.

Non bisogna poi dimenticare la normativa sovranazionale: l’Unione Europea fissa criteri comuni a tutti gli Stati membri, come il già citato Regolamento Ue 1357/2014 che stabilisce il carattere di pericolosità degli scarti. La Direttiva quadro sui rifiuti (Direttiva 2008/98/CE) definisce principi generali come la gerarchia nella gestione, ovvero le tappe da privilegiare prima dello smaltimento in discarica, considerata l’ultima opzione utile.

Smaltimento rifiuti aziendali: cosa fare e perché affidarsi ad Ecolight Servizi

Abbiamo visto come la responsabilità dei rifiuti sia una questione estremamente complessa, oltre che rischiosa: gli obblighi normativi sono molteplici e, in caso di omissioni o errori anche in buona fede, le sanzioni possono essere molto pesanti. In un simile contesto, un’azienda specializzata nel settore come Ecolight Servizi garantisce consulenza normativa, una gestione oculata e completa della documentazione e servizi di ritiro, trasporto e smaltimento, con soluzioni personalizzate a seconda del settore produttivo.

In questo modo l’impresa affidataria del servizio può concentrarsi sul proprio business, riducendo di gran lunga rischi legali e ambientali. Per quanto riguarda invece i costi di smaltimento dei rifiuti aziendali, questi variano in base ad una serie di fattori: quantità, tipologia e pericolosità, frequenza dei ritiri, distanza dall’impianto di smaltimento. Generalmente, le aziende specializzate forniscono preventivi su misura solo dopo un’analisi dei flussi di conferimento. Bisogna tenere presente che investire in una gestione efficace è ben più di un obbligo o di un sollievo ed è per questo motivo che sempre più imprese scelgono di affidarsi ad aziende specializzate nello smaltimento dei rifiuti aziendali, capaci di offrire soluzioni su misura e supporto costante.

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