Tutti quei materiali che, per composizione, possono causare danni alla collettività se non gestiti correttamente rientrano nella definizione di rifiuti pericolosi. Questa tipologia di scarti è regolamentata dalla legge in base alla loro struttura e ai possibili rischi per ambiente e salute umana.; possono provenire sia da lavorazioni industriali che da altre fonti come laboratori, strutture sanitarie, cantieri e così via, ma va precisato che, se un rifiuto contiene sostanze dannose, è classificato come rifiuto pericoloso indipendentemente dal fatto che a produrlo sia un’azienda o un privato. Un esempio chiaro è dato da alcuni scarti domestici, come le pile esauste o i prodotti con neon, anch’essi rientranti tra i rifiuti potenzialmente pericolosi.

Non si tratta soltanto di materiali tossici o “chimici” in senso stretto: spesso questi rifiuti, pur nascendo anche da attività comuni, contengono sostanze che li rendono pericolosi. In contesto aziendale, la gestione è regolamentata in maniera stringente da obblighi di registrazione, stoccaggio, trasporto autorizzato e tracciabilità completa. La gestione dei rifiuti pericolosi è molto delicata: prevede un percorso obbligato, sicuro e tracciato. Andiamo allora a ripercorrere insieme tutte le tappe di questo processo per vederci più chiaro.

Quali sono i rifiuti pericolosi: l’elenco dei più comuni

Una volta definito il contesto, è bene approfondire nello specifico quali sono i rifiuti pericolosi attraverso degli esempi concreti che possano aiutarci a riconoscerli. In questo senso, abbiamo preparato un breve elenco che tiene conto di quei materiali o sostanze che possono rientrare in questa classificazione. Eccoli di seguito:

  • Oli minerali usati (provenienti da officine, autocarrozzerie e macchinari industriali)
  • Batterie e accumulatori esausti (nei quali sono presenti piombo, litio, nichel o cadmio)
  • RAEE pericolosi (neon, gas refrigeranti, schede elettroniche o condensatori)
  • Fanghi e sostanze provenienti da depuratori o da processi industriali
  • Rifiuti sanitari a rischio infettivo (come aghi, garze e dispositivi contaminati)
  • Solventi, vernici e diluenti (utilizzati in laboratori, tipografie, carrozzerie o edilizia)
  • Pesticidi e prodotti fitosanitari (scaduti o rimasti inutilizzati in ambito agricolo)
  • Amianto (tuttora presente in vecchi edifici o impianti industriali)

Come si può notare, i rifiuti pericolosi sono presenti in molti contesti produttivi e quotidiani. È proprio per questo motivo che ne diventa fondamentale la buona gestione e, più nel dettaglio, lo smaltimento corretto; quest’ultimo segue procedure rigorose e in impianti autorizzati che andremo meglio ad evidenziare nel prossimo paragrafo.

Come smaltire i rifiuti pericolosi: alcuni esempi per le aziende

Come accennato nella nostra guida per lo smaltimento dei rifiuti aziendali, la gestione dei rifiuti pericolosi segue regole molto severe. A cominciare dalla loro identificazione e successiva classificazione: ciascuno scarto deve essere tracciato con il relativo codice CER e l’indicazione di “pericoloso”. Fin dal loro stoccaggio non possono essere lasciati ovunque: vanno conservati in contenitori a norma, obbligatoriamente etichettati con simboli di pericolo, e riposti in aree dedicate per scongiurare il rischio di incidenti o contaminazioni. Il trasporto è a cura di operatori autorizzati, inviati da aziende iscritte all’Albo Nazionale Gestori Ambientali, e ogni movimentazione è accompagnata da un documento ufficiale, il Formulario di Identificazione dei Rifiuti (FIR).

A seconda del materiale, il trattamento specializzato dei rifiuti pericolosi presenta differenze significative. Gli oli minerali possono essere rigenerati e tornare a nuova vita, ad esempio come lubrificanti. Per quanto riguarda i RAEE, è interessante notare come non tutti gli scarti provenienti da apparecchiature elettriche ed elettroniche siano pericolosi. Alcuni dispositivi contengono sostanze nocive come mercurio, piombo o cadmio: questi vanno trattati come rifiuti pericolosi. Tutte le apparecchiature prive di componenti tossiche, invece, rientrano nel novero dei rifiuti speciali non pericolosi. Il grado di rischio, insomma, è piuttosto variabile: lampade al neon o schermi con mercurio saranno classificati come pericolosi, mentre elettrodomestici come caricabatterie, frullatori e simili sono solitamente senza componenti dannosi e dunque possono seguire percorsi di recupero più tolleranti.

Altri rifiuti pericolosi sono quelli sanitari, inceneriti ad alte temperature in impianti dedicati. Vernici e solventi possono essere sottoposti a trattamenti chimico-fisici per neutralizzarne la tossicità, mentre l’amianto va rimosso e smaltito solo da ditte specializzate in discariche autorizzate. Dalla produzione allo stoccaggio, dal trasporto al trattamento finale, tutto deve rimanere sempre tracciato e documentato: in questa maniera si possono attribuire responsabilità precise in caso di problemi, limitando l’eventualità che il rifiuto segua percorsi non corretti o magari finisca disperso nell’ambiente in modo incontrollato. È per questo che, in un ampio ventaglio di regole e responsabilità da rispettare, realtà come Ecolight Servizi rappresentano una bussola per orientarsi nella gestione ordinaria e straordinaria dei rifiuti, offrendo supporto e consulenze concrete e affidabili per aziende e professionisti.

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