Poco più di un sesto dei rifiuti prodotti in Italia finisce negli impianti di incenerimento. Un dato che si attesta intorno al 18% e che è ben al di sotto della media europea (27,5%) e che conferma come nel Bel Paese la questione inceneritori sia ancora un tema scottante. Secondo il rapporto Ispra 2017, l’Italia porta a termodistruzione circa 99 kg per abitante (dato 2015) contro i 415 kg della Danimarca, i 245 dei Paesi Bassi, i 236 della Svezia e i 196 della Germania. Il dato italiano resta al di sotto anche di Estonia (185), Belgio (181), Francia (174) e Regno Unito (152).

L’analisi dell’Unione europea delle cooperative Uecoop è arrivata a determinare che sono 5,4 i milioni di tonnellate di spazzatura che finiscono nei 41 inceneritori presenti in Italia, su un totale di 30,1 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti. La regione dove questi impianti sono maggiormente presenti è la Lombardia (13) e sul territorio lombardo viene trattato il 34% del totale dei rifiuti urbani inceneriti a livello nazionale. In Emilia Romagna, grazie agli  8 impianti presenti, viene trattato il 18%, in Campania il 13%, in Piemonte l’8%, nel Lazio il 7%, in Toscana il 5%, in Veneto il 4%, in Trentino Alto Adige Friuli Venezia Giulia Sardegna e Molise il 2%, mentre in Puglia, Calabria e Basilicata l’1%. Mentre le regioni che producono più rifiuti totali sono la Lombardia con 4,8 milioni di tonnellate, il Lazio con 3 milioni, l’Emilia Romagna con 2,9 e la Campania con 2,6 milioni. Sopra il milione di tonnellate rimangono la Sicilia e il Veneto con 2,4 milioni, il Piemonte con 2,1 milioni e la Puglia con 1,9 milioni.

Il comparto dei rifiuti – sottolinea Uecoop – è uno dei più delicati e complessi, soprattutto per quanto riguarda la raccolta nelle grandi città. La risposta, quindi, non può che arrivare dall’impegno di tutti – cittadini, enti, aziende – nell’incentivare la differenziazione dei rifiuti per avviare a recupero quantitativi più elevati.

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