Fare dell’Europa il primo continente climaticamente neutrale, ovvero a emissioni zero, entro il 2050. Questo l’obiettivo dell’European Green Deal, un ambizioso e trasversale pacchetto di misure attraverso il quale la Commissione UE rilancia l’impegno per affrontare le questioni legate all’ambiente; una tabella di marcia per stimolare l’uso efficiente delle risorse, grazie al passaggio a un’economia circolare e pulita, arrestare i cambiamenti climatici, mettere fine alla perdita di biodiversità e ridurre l’inquinamento.

Del resto però, l’Europa ha già dato prova di saper modernizzare la propria economia, tra crescita e tutela ambientale: tra il 1990 e il 2018 ha infatti diminuito del 23% le emissioni di gas serra e, allo stesso tempo, l’economia è cresciuta di 61 punti percentuali. Ma agire è doveroso perché i costi da pagare sarebbero troppo elevati: 400mila morti premature per inquinamento e 90mila decessi all’anno per il caldo. 

Il green deal europeo guarda ben oltre. Dimezzare entro il 2030 le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990; adottare una strategia industriale che tenga insieme la transizione ecologica e la trasformazione digitale, fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità; nell’ottica di un’economia circolare, ridurre l’uso delle risorse attraverso un rafforzamento della responsabilità del produttore e il sostegno alla creazione di prodotti sostenibili. E ancora, efficienza delle prestazioni energetiche degli edifici, politiche per la mobilità intelligente e sostenibile, riprogettazione del sistema alimentare e tutela delle biodiversità. 

Per fare questo, la Commissione stima siano necessari almeno 260 miliardi di euro l’anno, circa l’1,5% del prodotto interno lordo aggregato, con la partecipazione dei settori pubblico e privato. Per fare sì che il settore privato contribuisca al finanziamento della transizione ecologica, nel corso del 2020 la Commissione presenterà una strategia di finanziamento verde.

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