Dai tessili alle batterie, il passo è breve. Lo dimostra il progetto sviluppato in Cile che ha permesso di trasformare i rifiuti tessili in carbone attivo che viene utilizzato nelle pile, ma anche nella produzione di filtri e in agricoltura. Il progetto, realizzato dall’azienda Phyro Tech in collaborazione con l’Università di Tarapaca, ha studiato un apposito processo di pirolisi tessile dal quale è stato ottenuto il carbone attivo (biochar), arrivando alla fabbricazione della prima batteria – una tripla A – fatta con vestiti riciclati.
Ha preso così forma quella che potrebbe rivelarsi come una vera e propria rivoluzione per l’economia circolare in un settore difficile da trattare come quello dei tessuti sintetici. Secondo quanto riportato da Pais Circular, la testata cilena che ha riportato la notizia, per Franklin Zepeda, fondatore di Phyro Tech, il processo convertirebbe oltre il 90% dei materiali in prodotti riutilizzabili, superando di gran lunga i tassi di recupero dei metodi tradizionali. Phyro Tech cerca ora investitori per scalare la tecnologia, in vista dell’inclusione dei tessili tra i prodotti prioritari della Legge REP cilena. Potrebbe così prendere vita un modello potenzialmente replicabile a livello globale, che avrebbe forti implicazioni anche in Europa dove la gestione dei rifiuti tessili è una sfida ancora aperta.
In attesa dell’avvio del regime di Responsabilità Estesa del Produttore, Ecotessili insieme con Ecolight Servizi, sta realizzando una piattaforma per rispondere alle esigenze dei Produttori tessili chiamati a farci carico della gestione dei rifiuti generati dai loro prodotti.