La transizione circolare è al palo in Europa. Quella che avrebbe dovuto essere la strada maestra da seguire per ridurre l’impatto ambientale, favorendo un’impostazione circolare del ciclo di vita dei materiali non è decollata: i passi compiuti dai Paesi dell’UE sono stati modesti. Secondo la relazione della Corte dei Conti Europea pubblicata il 3 luglio, tra il 2015 e il 2021, il tasso medio di circolarità per tutti gli Stati dell’UE‑27 è aumentato soltanto di 0,4 punti percentuali. Sette di essi – Lituania, Svezia, Romania, Danimarca, Lussemburgo, Finlandia e Polonia – hanno addirittura fatto passi indietro. In questo quadro, “l’ambizione dell’UE di raddoppiare la percentuale di materiali riciclati e reintrodotti nell’economia entro il 2030 appare decisamente difficile da realizzare”, scrivono gli auditor.

Secondo le linee di indirizzo che prevedono che un’economia circolare preservi quanto più a lungo possibile il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse e riduca al minimo i rifiuti, le azioni poste in atto finora non sarebbe state sufficienti. I fondi messi a disposizione dall’UE sarebbero stati infatti utilizzati dagli Stati membri più sul fronte della gestione dei rifiuti che su quello della minor produzione attraverso una progettazione dei prodotti finalizzata alla maggior durata degli stessi e miglior riciclo. Questo fatto però può essere letto come la bussola di quelle che sono le reali esigenze dei singoli stati. Una corretta gestione dei rifiuti, dalla raccolta al trattamento, è alla base per la costruzione di una vera economia circolare.

Parrebbe quindi ancora necessario insistere sul tema della gestione dei rifiuti; tema caro a Ecolight Servizi che è in prima linea nell’assistere le imprese e i professionisti nel labirinto della burocrazia e nel rispetto sia normativo sia ambientale.

Gli auditor della Corte hanno inoltre tenuto conto delle constatazioni espresse nella relazione del 2020 sulla progettazione ecocompatibile e l’etichettatura energetica, nella relazione del 2022 sulle sinergie tra Orizzonte 2020 e i fondi della politica di coesione e nell’analisi del 2023 sulle azioni dell’UE per fare fronte ai rifiuti pericolosi.

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