Una volta c’erano solo vecchi frigoriferi, lavatrici e qualche radio. Oggi, ci sono anche le e-bike, i monopattini elettrici, gli hoverboard, gli auricolari bluetooth e persino i seggiolini antiabbadono. È lunga e in costante aggiornamento la lista dei prodotti che, una volta arrivati al termine della loro vita, devono essere trattati come dei rifiuti elettronici. E, in quanto tali, necessitano di essere avviati ad un preciso percorso di raccolta, trattamento e recupero affinché non vadano disperse preziose materie prime seconde e non si inquini l’ambiente. 

La raccomandazione viene da Ecolight, consorzio nazionale per la gestione dei RAEE e delle pile e degli accumulatori esausti, a fronte di un costante quanto continuo aumento dei prodotti che hanno al loro interno una componente elettronica. Del resto, la spinta all’innovazione che interessa il settore tecnologico, ma anche il cosiddetto “Open scope” che è entrato in vigore nello scorso mese di agosto hanno allargato la famiglia, con il rischio che un elettrodomestico non più funzionante non sia considerato alla pari di un drone rotto, cioè un rifiuto elettronico.

I RAEE, infatti, sono il rifiuto che cresce ad un ritmo maggiore rispetto a tutti gli altri scarti: l’Eurostat ha stimato una crescita pari al 3-5% ogni anno. La loro corretta gestione diventa sempre più una necessità non solamente se vista all’interno del quadro delineato dall’economia circolare, ma perché questi rifiuti contengono diverse sostanze che comportano notevoli rischi per l’ambiente e la salute, se trattati in modo inadeguato. La difesa del nostro pianeta passa anche dal corretto conferimento di un telecomando divenuto inutilizzabile o una lampadina – che sia a risparmio energetico, neon o a led – bruciata. 

Ecolight è convinto che la corretta gestione di un RAEE inizi dalla sua conoscenza: sapere che il monopattino elettrico o l’e-bike quando non funzionerà più dovrà essere conferito separatamente è il punto di partenza per dare vita ad una catena di valore, evitando che finiscano in mani sbagliate. Senza contare che molti di questi prodotti hanno al loro interno una batteria che, per non inquinare l’ambiente, necessita di essere smaltita correttamente.

Come i cellulari o i frullatori più comuni, anche gli auricolari bluetooth rotti non possono essere messi nell’indifferenziato. Devono essere portati alla piazzola ecologica del proprio Comune, oppure lasciati in negozio al momento dell’acquisto dell’apparecchio nuovo sostitutivo. Nei punti vendita più grandi (oltre 400 mq di superficie di vendita) è possibile lasciarli gratuitamente anche senza acquistare nulla. Gli obblighi di ritiro gratis valgono anche per le vendite effettuate online.

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