Solamente il 17,4% dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche prodotte nel mondo viene raccolto e gestito in maniera corretta, la gran parte dei RAEE finisce su circuiti di trattamento non corretto oppure in discarica o negli inceneritori, con conseguenze gravissime sotto il profilo ambientale ed economico. A lanciare l’allarme è l’annuale studio dell’Università delle Nazioni Unite e pubblicato nel Global e-waste Monitor 2020

Nel 2019 a livello planetario i rifiuti elettronici hanno raggiunto la quantità record di 53,6 milioni di tonnellate (Mt), con un aumento del 21% nei soli ultimi cinque anni. E le previsioni sono di un’ulteriore crescita: lo studio ipotizza per il 2030 la produzione di 74 milioni di tonnellate. 

Secondo il rapporto, l’anno scorso è stata l’Asia a generare il maggior volume di RAEE – circa 24,9 milioni di tonnellate -, seguita dalle Americhe (13,1 Mt) e dall’Europa (12 Mt), mentre l’Africa e l’Oceania hanno generato rispettivamente 2,9 Mt e 0,7 Mt. Andando a guardare la produzione pro capite, ciascun abitante della Terra ha prodotto 7,3 kg di rifiuti elettronici;  l’Europa si è classificata al primo posto a livello mondiale con 16,2 kg pro capite, seconda l’Oceania con 16,1 kg, seguita dalle Americhe (13,3 kg), Asia e Africa rispettivamente 5,6 e 2,5 kg. 

L’importanza di una corretta gestione dei RAEE deriva non solamente dal valore che potrebbero generare le materie prime seconde che si possono ottenere dal recupero di plastiche, metalli e vetro di cui sono fatti gli elettrodomestici e le apparecchiature elettriche, ma anche dall’impatto ambientale che un rifiuto elettronico può avere. Un frigorifero o un neon ad esempio, contengono delle sostanze molto inquinanti che rappresentano un pericolo per la salute. 

Sotto questo profilo, è forte l’attenzione che l’Italia pone al capitolo RAEE. Il consorzio Ecolight, attraverso il proprio braccio operativo Ecolight Servizi, mette in campo una serie di servizi dedicati per gestire al meglio i rifiuti elettronici, siano questi di provenienza domestica oppure professionale. È una gestione capillare e sostenibile, che tiene conto dell’impatto ambientale ed economico, ma che soprattutto diventa esempio virtuoso di economia circolare.

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